SONDALO - Adriano Greco, il regista nel momento decisivo
della nuova conquista italiana del K2, è il primo dei valtellinesi
della spedizione del cinquantesimo a rientrare in valle. Ha accompagnato
in Italia Ugo Giacomelli, l'alpinista di Valdisotto che il 26 luglio è
arrivato sulla vetta del K2 con Michele Compagnoni ed altri tre compagni
di cordata; un rientro anticipato, favorito dal ministro Alemanno, per
consentire a Giacomelli cure specialistiche al centro grandi ustioni di
Padova. Mercoledì sera era nella sua Mondadizza, a casa dopo l'avventura
himalajana della quale è stato protagonista. "Protagonista
con tutti gli uomini della spedizione - ci dice mentre fa scorrere alcune
immagini nella sua piccola videocamera - che hanno lavorato duramente
per rendere possibile il risultato finale".
La vetta è il momento di maggior emozione e visibilità di
una spedizione come quella che l'Italia - cinquant'anni dopo la conquista
di Achille Compagnoni - ha organizzato nel Karacorum; ma la vetta è
solo il culmine di una piramide (per usare le parole di Achille), è
il frutto di un lavoro di squadra, soprattutto di un "gran lavoro".
I valtellinesi, è la prima cosa che ci racconta Greco osservando
la via d'ascesa al K2, "hanno lavorato davvero sodo preparando il
campo base, la piramide che tutti invidiavano, allestendo a più
riprese i campi uno, due e tre. Qualcuno lo abbiamo dovuto ricostruire,
come il campo uno spazzato da una valanga".
Adriano ricorda i suoi compagni valtellinesi prima come lavoratori, sempre
pronti a dare una mano, che come alpinisti: "Ugo Giacomelli ed io,
probabilmente, siamo quelli che hanno fatto più strada di tutti
salendo e scendendo lungo la via che porta alla vetta, attrezzando uno
dopo l'altro i campi; Ugo è quello che ha fatto più strada
di tutti noi. Ma anche Marco, Enrico, Paolo e Michele non si sono mai
tirati indietro. Michele, dopo la conquista della vetta e le operazioni
di soccorso verso i compagni spagnoli, ha chiuso la cordata recuperando
gli ultimi campi".
Il lavoro era iniziato a Islamabad: "tre giorni per preparare i materiali
- racconta Greco - ed altri due a Skardu per preparare il carico dei 300
portatori; il 1° giugno abbiamo iniziato a costruire il campo base
e poi tutti i campi. Eravamo pronti per tentare un attacco già
ai primi di luglio". Il maltempo ha fermato i nostri che potevano
puntare tutti alla vetta. Nel gruppo che ha portato l'attacco finale c'erano
anche Greco e Marco Confortola con Giacomelli e Compagnoni; subito dopo
dovevano arrivare anche Lazzeri e Paolo Confortola. Ma le cose non sono
andate come previsto. La vicenda della tenda sparita da campo tre sarà
uno dei misteri di questa spedizione: "guarda le immagini - ci mostra
campo tre all'arrivo degli alpinisti il 24 luglio - mi pare strano che
il vento si sia portata via solo la nostra tenda deposito".
Marco e Adriano avrebbero potuto restare con gruppo di punta; hanno deciso
di rientrare per evitare di pesare sul resto del gruppo. A Greco il capospedizione
Agostino Da Polenza aveva in quel momento affidato il compito di dirigere
l'assalto alla vetta. Ci sarà tempo per sfogliare il diario e riguardare
le immagini, ma cosa resta dentro: "l'emozione di una straordinaria
esperienza" confessa Adriano Greco che domenica sera (8 agosto) sarà
salutato a Sondalo con una grande festa organizzata dal Comune.
di Armando Trabucchi
da Il Giorno del 6 agosto 2004
Adriano
Greco
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